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In ricordo di Alessio Gatti

Lo scorso 29 febbraio è improvvisamente scomparso, a soli 28 anni, Alessio Gatti, che è stato uno studente dei nostri corsi tra il 2016 e il 2022.
Iscritto a Mediazione Linguistica e Interculturale, aveva svolto un ottimo percorso di studi, concluso con una tesi di Traduzione sul teatro di Florencio Sánchez, autore che lo aveva appassionato per la sua lingua ibrida tra spagnolo e italiano. Nella magistrale in Scienze Linguistiche, Letterarie e della Traduzione aveva poi approfondito questa sua passione per la traduzione, partecipando anche a molti seminari specialistici, e nei campi più diversi: il racconto guatemalteco, i monologhi teatrali messicani, il sito “Dialects in Aufiovisuals”. In tutti questi spazi ha lasciato traccia del suo impegno e delle sue capacità: un racconto pubblicato su un sito online, il monologo in un volume uscito nel 2019, le schede presenti sul sito “Dialects”. Tutti coloro che lo hanno incontrato in questi anni, docenti e colleghi, lo ricordano per la sua gentilezza e il suo sorriso, come una presenza simpatica, ma anche per la disponibilità, la precisione e l’entusiasmo nei lavori cui ha partecipato. Per la tesi magistrale aveva scelto di tradurre le poesie di Manuel Castilla, un poeta argentino dell’interno che aveva scoperto leggendo delle antologie, e che forse in qualche modo gli ricordava la sua provenienza da una cittadina della provincia laziale. Il lavoro non fu facile, ma il risultato fu di tutto rispetto. Riprendendo la sua tesi ho ritrovato una poesia che in modo mirabile esprime i sentimenti che proviamo in questo momento:
Requiem por Raúl Galán
 
Nunca sabré, Raúl, por qué te estoy diciendo estas cosas,
ahora que me escuchas sonriendo desde tu muerte.
Yo sé que me estás viendo y que me compadeces
y que piensas: "Pobre Manuel, se está poniendo serio
sólo porque me he muerto, y no vale la pena".
 
Pero a mí no me importa lo que piensas
porque te estoy queriendo, porque te estoy llamando
ahora justamente que no oye tu carne.
La muerte andaba sola por la pampa. De vicio.
Te vio pasar y dijo: "Me lo llevo",
y nos dejó con tu nombre en la boca para siempre.
 
No hay derecho Raúl. Eras tan nuestro.
De punta a cabo, entero, como un cuchillo,
o como el tamaño claro que tiene la amistad.
Y ahora ¿qué nos queda?
Lo que dirá la gente de Jujuy por un tiempo:
"Raúl fue un hombre bueno",
"Y qué gran profesor", "qué lento hablaba".
"Fue buscando en sus versos una niña perdida
y la encontró en la espuma del arroyo de Yala".
 
Pueda ser que estas cosas ocurran. Yo no sé.  
 
Requiem per Raúl Galán
 
Non saprò mai, Raúl, perché ti sto dicendo queste cose,
ora che mi ascolti sorridente dalla tua morte.
So che mi stai vedendo e mi compatisci
e pensi: “Povero Manuel, sta diventando serio
solo perché sono morto, e non ne vale la pena”.
 
Ma a me non importa ciò che pensi
perché ti voglio bene, perché ti sto chiamando
proprio ora che la tua carne non sente.
La morte camminava sola per la pampa. A zonzo.
Ti ha visto passare e ha detto: “Me lo porto”,
e ci ha lasciato con il tuo nome in bocca per sempre.
 
Non è giusto, Raúl. Eri dei nostri.
Da capo a piedi, tutto d’un pezzo, come un coltello,
o come la giusta dimensione che ha l’amicizia.
E ora, cosa resta?
Ciò che dirà la gente di Jujuy per un po’:
“Raúl è stato un uomo buono”,
“E che gran professore”, “come parlava lento”.
“Nei suoi versi andava cercando una bambina persa
e l’ha trovata nella schiuma del torrente di Yala”.
 
Può essere che queste cose succedano. Non so.
 
Ciao, Alessio